Ecco con questo post inizierò la raccolta dei post WTF.
Avete capito bene What The Fuck, traducibile con l'italiano E Che Cazzo (o meglio ancora EcChecCazzo).
Il numero sequenziale dopo WTF serve perchè ogni volta esporrò un argomento diverso. Vorrei creare una vera propria valvola di sfogo personale su svariati topic, quindi mi sembrava doveroso metterci un numero per poterli identificare.
Quindi WTF 1/100 ovvero dove cazzo è finita la difficoltà dei videogiochi di oggi.
Già proprio così, ormai è un fatto assodato i videogiochi di oggi in quanto a difficoltà lasciano un po a desiderare. Io mi riferisco in particolare a quei videogiochi che presentano sin dall inizio svariati livelli di difficoltà selezionabili. Un neofita che vede sittanta selezione dirà "Cazzo che bel gioco, chissà come sarà longevo!!". E invece noi esperti videogiocatori che ci nerdizziamo con i videogiochi sin dai gloriosi anni 80, che abbiamo visto evolvere il panorama videoludico passando dalla grafica a 256 colori in vga all HD (è come se dalla mongolfiera nel giro di trentanni si passasse direttamente allo Space Shuttle), siamo quindi costretti a sorbirci questa presa in giro videoludica. I videogames sono diventati tutto aspetto e poco contenuto. Si salvano solo poche eccezioni (quasi tutte RPG).
No ma dico le ore passate a vagare per Monkey Island, e nel futuro distopico di Flashback, echeccazzo erano perfino difficili delle volte i giochi di DYD della Simulmondo!!!! Poi c'erano i platform spinti, il primo Tomb Raider (Lara piccola, quanto mi manchi), Eye of the Beholder, i Baldur's Gate, Doom, Quake, Res Evil, cazzo perfino Crash Bandicoot mi ha fatto smadonnare in 3 lingue differenti!!!! Ho sbriciolato dei pad per finirlo.
Ed oggi ?? Finisci Max Payne 3 tre in 3 giorni, Halo 4 in due giorni, Far Cry 3 manco l'ho sentito... Non ci siamo mica. Vedete un po di ripigliarvi.
Dateci una sola difficoltà e più missioni, magari con una storyline piacevole, non come quelle cagate che pubblicate adesso. Ah e se fate dei sequel fate che migliorino con l'aumentare del numero, non il contrario che di questo passo arriviamo ad AC 12 con la grafica che sembra una foto della Nikon e la storia che puo essere riassunta così: "Andava a scuola, ha scoperto che era figlio di un assissino della setta, la maestra templare è stata amorevolmente lamacelata, promosso, fine". Io capisco che il mercato guarda ai bimbiminkia (vedasi di panda di WoW), però un gioco decente ogni tanto fatelo uscire. Non puo essere sempre la Bethesda che ci regala emozioni.
Eccheccazzo !!!
Lunga Vita e Prosperità!
Lo Spirito nel Guscio
giovedì 22 agosto 2013
mercoledì 29 maggio 2013
L' azienda che vietava i libri
Tutto quello che vi sto per raccontare, anche se puo sembrare una qualche scopiazzatura da un racconto di fanascienza distopica, è tutto vero e mi è successo personalmente. Tralascerò nomi e di persone per tutelare la loro privacy e il nome dell' azienda per cui lavoro non per tutelare la sua privacy, di cui francamente non me ne frega un cazzo di tutelare visto che "Lei" non lo fa con noi "Suoi" dipendenti, ma più che altro perchè mi vergogno io stesso di lavorare per degli imbecilli del genere. L'antefatto all'annedoto che sto per raccontarVi è strettamente correlato sia alla mia situazione lavorativa (pressochè sfruttato, paga da miseria, mancato riconoscimento delle skills personali, demansionamento e altre care cosucce) sia alla logica del profitto che la mia azienda cerca in tutti i modi di mandare avanti anche a discapito del singolo lavoratore, nonostante poi si autocelebri nei giornali come azienda all'avanguardia del campo del benessere del lavoratore stesso.
In seguito ai miei vari spostamente come risorsa (ma non ero un dipendente?) circa un mesetto fa vengo nuovamente demansionato (anche se quando l'ho fatto notare al mio responsabile ha detto che praticamente io non capisco un cazzo) e spostato su un altra grossa campagna che la mia azienda lavora per un enorme cliente italiano operante nel settore dell' energia. Quindi da gestire il secondo livello (quindi tutte quelle pratiche amministrative proprire di un Back Office) sono stato amorevolmente passato al primo livello quindi all' assistenza clienti. Questo vuol dire mettersi la cuffia in testa e interfacciarsi con il cliente medio italiano. Il motivo del mio trasferimento ? Beh la mia azienda deve assolutamente centrare un obbiettivo dato dal cliente per cui lavoriamo in outsorcing per avere un notevole guadagno economico, che spiegato in parole povere vuol dire che sfrutta i suoi dipendenti senza offrire incentivi per un determinato periodo perchè deve prendere un sacco di soldi che finiranno nelle tasche di quei simpaticoni dei nostri competentissimi dirigenti. Questo vuol dire raggiungere determinati livelli di servizio con obbiettivo giornaliero, quindi tutti al pezzo e operativi, ma proprio tutti anche io che lavoravo altre cose per altri clienti. Quindi cuffia in testa e via. Adesso se il cliente non ti chiama tu sei fermo a guardare un monitor, e dopo i primi minuti in cui hai memorizzato ormai tutti i particolari dei meravigliosi sfondi di XP inizi anche a sbriciolarti i maroni, e visto che il cellulare non lo puoi guardare perchè è contro il regolamento (applicabile ovviamente solo per i dipendenti perchè i supervisori ci giocano e ci smanecchiano di continuo) inizi a sentirti esattamente come quando sei in bagno e non hai niente da leggere e ti attacchi perfino alla composizione chimica del Fructis. Io che mi sento sempre in controcorrente ho iniziato a portarmi un libro da leggere, così in questi casi mi metto li attendendo che un cliente mi chiami e nel mentre leggo il libro. Adesso, se analizziamo il mio comportamento in piena logica aziendale io leggendo non chiacchero con il vicino non mi alzo e non perdo tempo in minchiate, sono li fermo che aspetto una telefonata come un moderno monaco zen. Invece sono stato richiamato all'ordine. Mentre ero li che leggevo è passata una Team Leader molto brava e competente (ha due bocce così che nella mia azienda è sempre sintomo di estrema bravura e competenza) che mi ha ripreso dicendondomi "il libro mettilo via". Io sono rimasto due o tre secondi incredulo e alla fine ho risposto "ma è solo un libro. Non sto cazzegiando, sto solo leggendo un libro. E' cultura". La sua risposta non si è fatta attendere "eh lo so hai ragione. Lo penso anche io. Ma se passa la responsabile e ti vede?". Ah si lo pensi anche tu che un libro sia cultura? Beh dall' uso improprio che fai del tuo profilo di Facebook e delle foto ad esso collegato direi proprio che tu e la cultura non vi siete mai incontrati neanche per sbaglio. E se passa la responsabile sarei proprio felice di risponderle "E' solo un libro" e poi le chiederei di citarmi il paragrafo del così famoso regolamento aziendale in cui è espressamente indicato che io in postazione non possa leggere un libro se non ho un cazzo da fare visto che la mia stessa azienda mi ha demansionato e mi ha messo li ad aspettare che la gente mi chiami.
Questa situazione di bradburiana memoria mi ha fatto riflettere un pochino. E penso quando ero al liceo che ci facevano studiare i grandi tiranni del passato che lasciavano volutamente il popolo analfebeta in modo che non potesse avere la conoscenza necessaria per ribellarsi alla sua misera condizione. Ed io l'ho rapportato alla mia azienda, dove la gente viene ottenebrata dal bar aziendale e dallo stipendio il 15 del mese e dove passa il poco tempo disponibile a lavoro a raccontarsi di unghie e capelli, scarpe e borse.
Qualche giorno prima del mio richiamo verbale per eccesso di cultura, un mio collega mi ha visto leggere e mi ha preso in giro dicendomi "ma buttali via i libri, che fanno male qui dentro".
Aveva pienamente ragione.
Che la Forza sia con Voi
In seguito ai miei vari spostamente come risorsa (ma non ero un dipendente?) circa un mesetto fa vengo nuovamente demansionato (anche se quando l'ho fatto notare al mio responsabile ha detto che praticamente io non capisco un cazzo) e spostato su un altra grossa campagna che la mia azienda lavora per un enorme cliente italiano operante nel settore dell' energia. Quindi da gestire il secondo livello (quindi tutte quelle pratiche amministrative proprire di un Back Office) sono stato amorevolmente passato al primo livello quindi all' assistenza clienti. Questo vuol dire mettersi la cuffia in testa e interfacciarsi con il cliente medio italiano. Il motivo del mio trasferimento ? Beh la mia azienda deve assolutamente centrare un obbiettivo dato dal cliente per cui lavoriamo in outsorcing per avere un notevole guadagno economico, che spiegato in parole povere vuol dire che sfrutta i suoi dipendenti senza offrire incentivi per un determinato periodo perchè deve prendere un sacco di soldi che finiranno nelle tasche di quei simpaticoni dei nostri competentissimi dirigenti. Questo vuol dire raggiungere determinati livelli di servizio con obbiettivo giornaliero, quindi tutti al pezzo e operativi, ma proprio tutti anche io che lavoravo altre cose per altri clienti. Quindi cuffia in testa e via. Adesso se il cliente non ti chiama tu sei fermo a guardare un monitor, e dopo i primi minuti in cui hai memorizzato ormai tutti i particolari dei meravigliosi sfondi di XP inizi anche a sbriciolarti i maroni, e visto che il cellulare non lo puoi guardare perchè è contro il regolamento (applicabile ovviamente solo per i dipendenti perchè i supervisori ci giocano e ci smanecchiano di continuo) inizi a sentirti esattamente come quando sei in bagno e non hai niente da leggere e ti attacchi perfino alla composizione chimica del Fructis. Io che mi sento sempre in controcorrente ho iniziato a portarmi un libro da leggere, così in questi casi mi metto li attendendo che un cliente mi chiami e nel mentre leggo il libro. Adesso, se analizziamo il mio comportamento in piena logica aziendale io leggendo non chiacchero con il vicino non mi alzo e non perdo tempo in minchiate, sono li fermo che aspetto una telefonata come un moderno monaco zen. Invece sono stato richiamato all'ordine. Mentre ero li che leggevo è passata una Team Leader molto brava e competente (ha due bocce così che nella mia azienda è sempre sintomo di estrema bravura e competenza) che mi ha ripreso dicendondomi "il libro mettilo via". Io sono rimasto due o tre secondi incredulo e alla fine ho risposto "ma è solo un libro. Non sto cazzegiando, sto solo leggendo un libro. E' cultura". La sua risposta non si è fatta attendere "eh lo so hai ragione. Lo penso anche io. Ma se passa la responsabile e ti vede?". Ah si lo pensi anche tu che un libro sia cultura? Beh dall' uso improprio che fai del tuo profilo di Facebook e delle foto ad esso collegato direi proprio che tu e la cultura non vi siete mai incontrati neanche per sbaglio. E se passa la responsabile sarei proprio felice di risponderle "E' solo un libro" e poi le chiederei di citarmi il paragrafo del così famoso regolamento aziendale in cui è espressamente indicato che io in postazione non possa leggere un libro se non ho un cazzo da fare visto che la mia stessa azienda mi ha demansionato e mi ha messo li ad aspettare che la gente mi chiami.
Questa situazione di bradburiana memoria mi ha fatto riflettere un pochino. E penso quando ero al liceo che ci facevano studiare i grandi tiranni del passato che lasciavano volutamente il popolo analfebeta in modo che non potesse avere la conoscenza necessaria per ribellarsi alla sua misera condizione. Ed io l'ho rapportato alla mia azienda, dove la gente viene ottenebrata dal bar aziendale e dallo stipendio il 15 del mese e dove passa il poco tempo disponibile a lavoro a raccontarsi di unghie e capelli, scarpe e borse.
Qualche giorno prima del mio richiamo verbale per eccesso di cultura, un mio collega mi ha visto leggere e mi ha preso in giro dicendomi "ma buttali via i libri, che fanno male qui dentro".
Aveva pienamente ragione.
Che la Forza sia con Voi
Etichette:
Cultura,
Libri,
Ray Bradbury,
Sfruttamento del lavoro
Ubicazione:
Vezzano ligure SP, Italia
giovedì 30 agosto 2012
Nerd love
Dio quanto mi manchi ...
Nella testa mi sono rimaste le notti passate insieme io e te da soli, al buio o con solo una piccola luce a led a illuminare il mio contorno creando flebili onde sulle pareti quando ridevo. Attimi che diventano ore passati a contemplarti, a capirti, a cercare di comprendere i meccanismi che ti rendevano cosí magicamente speciale... Il tuo pensiero mi faceva correre a casa da te, ai miei amici parlavo solo e sempre di te, i miei genitori non capivano cosa provassi per te ma loro non ci hanno mai visto insieme io e te splendidi nella nostra sintonia... Sono di un altra epoca ti sussurravo, loro non capirebbero mai quello che provavo per te ... E sono stati mesi stupendi io e te insieme a farci forza ... E si lo ammetto per te ho anche pianto... Sia di gioia che di rabbia ma mai di dolore o di dispiacere perchè anche se è durato poco, anche se non ti ho dato tutto me stesso e me ne pento sono stati momenti meravigliosi e magici che non torneranno mai piú ma mi hanno fatto diventare quello che sono e per questo te ne sono grato per tutto il resto della mia vita ....
Mi manchi ma ormai sono andato avanti...
Ma resterò un po tuo per sempre...
Addio
E ricorda che ti ho sempre amato....
Ciao World of Warcraft
;-)
Nella testa mi sono rimaste le notti passate insieme io e te da soli, al buio o con solo una piccola luce a led a illuminare il mio contorno creando flebili onde sulle pareti quando ridevo. Attimi che diventano ore passati a contemplarti, a capirti, a cercare di comprendere i meccanismi che ti rendevano cosí magicamente speciale... Il tuo pensiero mi faceva correre a casa da te, ai miei amici parlavo solo e sempre di te, i miei genitori non capivano cosa provassi per te ma loro non ci hanno mai visto insieme io e te splendidi nella nostra sintonia... Sono di un altra epoca ti sussurravo, loro non capirebbero mai quello che provavo per te ... E sono stati mesi stupendi io e te insieme a farci forza ... E si lo ammetto per te ho anche pianto... Sia di gioia che di rabbia ma mai di dolore o di dispiacere perchè anche se è durato poco, anche se non ti ho dato tutto me stesso e me ne pento sono stati momenti meravigliosi e magici che non torneranno mai piú ma mi hanno fatto diventare quello che sono e per questo te ne sono grato per tutto il resto della mia vita ....
Mi manchi ma ormai sono andato avanti...
Ma resterò un po tuo per sempre...
Addio
E ricorda che ti ho sempre amato....
Ciao World of Warcraft
;-)
venerdì 1 giugno 2012
Risvolti psicologici nei rapporti tra giovani uomini e giovani donne - 1
Si lo so ... é una citazione di Elio. Ma mi sembrava il titolo più adatto.
Ultimamente la bussola delle mie percezioni sentimentali ha subito uno scossone non indifferente. Quasi come un terremoto anche se non è il caso di dirlo in questo periodo.
Da questo argomento ho tratto una lezione importante che mi piaceva condivedere.
E cioè di come ogni tanto quando sembra che non ci sia più speranza in realtà le cose stanno gia andando per il verso giusto.
Adesso il pessimista inguaribile, legge di Murphy alla mano, dirà che sicuramente le cose andranno male in futuro e che se adesso ti sembra che vada tutto a gonfie vele è perchè la sorte è una perfida meretrice e che se ti sta facendo volare alto è solo per farti poi cadere in picchiata dopo, e più alto sei più farai un bel tonfo quando raggiungerai il suolo.
Per una volta però mi piace pensare che anche lo sfortunato pessimista possa sbagliarsi, o quantomeno portarlo a dire che forse esiste anche un eccezione che conferma la regola.
Il discorso è presto fatto: il cervello umano è una cosa indecifrabile, fior fiore di illuminati scenziati hanno provato ad analizzarlo in ogni sua forma e ci hanno cavato ben poco. I metodi diagnostici più moderni riescono a scoprire solo una parte delle sue potenzialità ben lungi da essere rilevate come fondamentali per il genere umano. Senza contare il discorso della mente all' interno di esso che non mi vergogno di dirlo è l'arma più potente che l'uomo in quanto tale possieda. Aggiungo quindi che il cervello di una donna è ancora più complicato del cervello di un uomo, che non vuole essere un discorso sessista ma semmai una lode alla complicatezza femminile, che alla fine è quello che intriga un uomo (per uomo intendo una persona di sesso maschile di media cultura non certo un decerebrato, truzzo, bimbominkia, fighetto, di quelli "bella frè comè?", che parla con una specie di protolinguaggio del tipo "tt k, xche sai sn tnt felice, cmq tvtb, tat, ke cmbn, ke kzz fai, etc etc, frequentatore di centri commerciali in giorni piovosi e utente medio della rete e sopratutto assiduo osservatore attonito di quel gran merdaio che ci propina la nostra amata televisione). La non linearità del cervello femminile comporta anche inevitabilmente la non facile comprensione del cervello della stessa da parte del giovane ragazzo di turno, che molto spesso si trova spaesato di fronte a taluni comportamenti. Mi permetto di ricordare allo spasimante di turno che non esiste nessun manuale, bignami, libro, raccolta, audiolibro che ti permetta di riuscire a comprendere la profondità emotiva della cervello femminile e che se qualcuno ti propina un metodo per riuscire a capire più facilmente in realtà è un ciarlatano, come quelli che a bordo di un carrettino vendevano Elisir di lunga vita nel Vecchio West. L'unica cosa che il giovane Romeo o aspirante tale puo fare è aspettare. Non forzare le cose ed aspettare. Essere Zen.
Adesso qua ci sono molte linee di pensiero e dottrine filosfiche, ma penso che nessuna abbia un metodo empirico di riscontrata efficacia, anzi penso che regole proprio non esistano, ma solo sensazioni che uno puo provare a seguire per poi aspettare il risultato sperato.
Ogni tanto puo funzionare, altre volte no. Ma questo gia si sa, è una legge non scritta ma vecchia quanto il mondo stesso.
Chiudo con una citazione di Chuck Palahniuk:
"E' buffo come uno non pensi mai alle donne che ha già avuto. Sono sempre quelle che ti sfuggono a rimanere indimenticabili. "
Quindi non fatevele scappare.
Lunga Vita e Prosperità.
martedì 24 aprile 2012
Still Life?
Prima o poi sarebbe dovuto succedere.
Era inevitabile, prima o poi qualsiasi persona che scrive parole su pagine, che siano di carta o formate da bit è indifferente, prima o poi si finisce a parlare di se stessi.
Penso che post del genere siano l'incubo di ogni blogger, ci vuole un attimo e si cade nel ridicolo o peggio ancora nell' autocommiserazione più sfrenata. Questo per il bene di chi legge ma soprattutto di chi scrive cercherò di evitarlo.
Allora partiamo dal titolo: Still Life. Still Life è la traduzione inglese del termine artistico "natura morta" cioè la rappresentazione pittorica (una volta) e fotografica (oggi) di ritrarre oggetti inanimati. La scelta del titolo "estero" e non quello della nostra lingua è evidente: Still Life tradotto letteralmente in italiano vuol dire Ancora in Vita, decisamente meglio di Natura Morta. Se penso ad una natura morta mi immagino ste cazzo di pere o di mele su sto cazzo di tavolo color legno, ferme li ad aspettare inesorabilmente la loro fine, che sia sotto forma di coltello o più semplicemente l'avvizzimento. Sembra più una natura condannata a morire che gia morta. Una natura predestinata. E non esiste niente che puo salvare la pera o la mela o l'uva, è inutile sono spacciate.
Al contrario se penso a qualcosa ancora in vita mi immagino qualcosa che seppure menomato o quasi prossimo alla fine riesce ancora a combattere per non sparire o morire, come un pianta che emerge dall' asfalto oppure un rametto che cresce da un tronco tagliato. Qualcosa che sbraccia per emergere, per non cadere vittima di una realtà più grande pronto a schiacciarlo. Il significato delle parola è lo stesso cambia solo la percezione semantica e fonetica della traduzione stessa. Nella realtà delle cose poi la mela e la pera stessa non sono mica morte, anzi sono uno strumento per far crescere un nuovo albero o una nuova pianta, però l'idea che ne consegue dovuta al peso della parola stessa è quella di una situazione di decadenza. Tutto questo cosa a vedere con me? Beh io dei giorni mi sento come se fossi la mela sul tavolo altri giorni mi sento come il ramoscello che cresce. Per questo il ? dopo il titolo. Sono un depresso? Si probabilmente si, anzi penso di avere sbalzi di umore come tutti forse talune volte un pochino più accentuati rispetto alle persone che mi circondano. Allora sono una Natura Morta o sono uno Still Life? Dipende dalle situazioni in cui mi trovo, molto spesso anche una piccola soddisfazione, sia essa lavorativa o sentimentale o familiare o altro, basta per passare da un significato ad un altro della parola. Certe volte basta molto meno per sentirsi come la mela del quadro, di essere destinati ad un futuro triste, statico, senza alcuna possibilità di cambiamento.
Certo è che un rimedio positivo a questa situazione potrebbe essere svegliarsi ogni mattina e imporsi di sentirsi SL e non NM, ma la correzione del prorpio stesso umore è un trucco che si impara dopo anni e anni di simulazioni mal riuscite. Gia fare un lavoro che piace e magari retribuito adeguatamente, in un ambiente coinvolgente e con orari umani cambierebbe la prospettive che uno ha di se stesso ogni giorno, ma al giorno d'oggi stiamo parlando di utopia.
Quello che rimane da fare in quei giorni in cui vi sentite mele in via di essicazione è una cosa molto semplice: uscite. Andate in giro con gli amici, o con un amico, o anche da soli sperando di trovare delle persone con cui chiaccherare, trovatevi un hobby, fate del volontariato (nulla aiuta più una persona che si sente una Natura Morta di ritrovarsi ad essere utile a qualcun altro) passeggiare in una giornata di sole con l'ipod nelle orecchie fa benissimo, aiuta la circolazione e schirisce i pensieri, talvolta anche quelli più nebulosi e cupi. Si delle giornate fare questo è proprio difficile, nessuno lo sa meglio di me, ma se ci riuscirete una volta, la prima volta poi vi accorgerete le la cima della montagna è gia alle vostre spalle, e tutto quello che rimane è discesa. E vi garatisco che vi sentirete Ancora Vivi e non Dead Nature.
Alan Cohen disse: "All limits exist only in the mind, and it is only in the mind that they can be overcome."
Che la Forza sia con Voi.
P.S. se qualcuno se lo chiedesse la foto l'ho scattata io.
domenica 15 aprile 2012
All *
Già, le Allstar. Premetto che non vuole essere un post polemico, ma solo un' oggettiva elucubrazione sull'evoluzione del concetto di scarpa di pari passo con la moda.
Quando ero ragazzino avevo le Allstar, sai che novità direte voi, è vero nessuna novità a parte che quando ero ragazzino io le All* costavano due lire, le trovavi al mercatino e te le tiravano praticamente dietro, last but not least è chi le indossava il vero argomento di discussione. Vedete le Allstar a quei tempi erano considerate le scarpe dei reietti, degli emarginati, dei poco di buono. Complice il look proveniente d'oltreoceano di fine anni 80, in Italia ovviamente arrivato un po dopo, che aveva creato tutto un movimento di sottocultura intorno a queste scarpe. Erano le scarpe dei punk, erano le scarpe dei metallari, erano le scarpe degli alternativi in generale, degli skater, dei surfer. Guardare un film sui ragazzi girato in California nella fine degli 80's e non trovare le Allstar... Impossibile!
Avevano un look accattivante, suola di gomma bella leggera (chi ancora oggi ci cammina sulla ghiaia sa di cosa parlo), punta bianca ma soprattutto una miriade di colori. Poi all'improvviso di queste scarpe si sono perse le tracce, o meglio la moda mainstream le ha letteralmente lasciate indietro. Io non sono un esperto di Brand ne uno storico della moda, di conseguenza non so spiegarvi il meccanismo secondo il quale una scarpa viene ritenuta sorpassata, però da un giorno ad una altro le Allstar vennero considerate ormai come un prodotto del passato, un ricordo lontano di tempi che furuno, vestigia di un era oramai superata. Il loro valore commerciale scese ancora di più, in giro si vedevano addosso solamente ad alcuni nostalgici dei bei tempi che furono, la Converse stessa puntò su altri modelli più simili alle Adidas o alle Nike. Voi direte beh è la fine di un prodotto capita, tutto ha una fine. Sbagliato.
Adesso non sono certo io quello che vi deve ricordare che il revival in campo della moda è una cosa assai diffusa, si potrebbe quasi dire che si inventa ben poco e si riesuma ben tanto, però un giorno qualche anno fa, mi pare fossi a Genova, mi sono accorto che le vedevo in giro ad acuni ragazzi molto più giovani di me, che quindi non potevano aver vissuto la loro espansione originale nella nostra penisola, e che le esibivano insieme ad un look non proprio da alternativo di fine anni 80. Ecco quel giorno ho realizzato che erano "tornate di moda", tutto questo dovrebbe farmi piacere... No per niente perchè se una volta erano le scarpe dei segregati, degli emarginati etc etc, quest'oggi sono diventate tutte l'opposto, sono le scarpe dei fighettini, delle ragazzine con il jeans firmato la borsetta e le Allstar rosa. Il loro prezzo di vendita è decuplicato rispetto al passato e i modelli disponibili sul mercato includono cose che farebbero impallidire perfino una manica di stilisti emergenti. Cose indicibili, con il pelo dentro, di pelle, con delle fantasie sopra che sembrano dei suicidi cromatici, di tartan e via discorrendo.
In quel momento di quella primevera di alcuni anni fa ho avuto come un epifania, una sorta di rivelazione: sei diventata così cara la mia Allstar, be allora non sarai mai più la mia scarpa, non perchè ho la velleità o l'arroganza di sentirmi diverso da tutti, ma perchè non posso sottostare inerme alla rovina di una scarpa che aveva trasceso il suo ruolo e che era diventata portabandiera di un movimento sottoculturale. Le stesse categorie di persone che una volta ti guardavano male se le avevi ai piedi oggi stesso le sfoggiano con orgoglio. Da qua nasce il mio profondo rammarico che mi impedisce di ricomprarle e rimettermele ai piedi.
Vi lascio con una piccola chicca di narrativa che dovrebbe essere uno sprone ad una riflessione più accurata sulla voglia dell'essere umano di omologarsi per farsi accettare da un determinato gruppo di suoi simili: David Foster Wallace in Infinite Jest diceva "Che tutti sono identici nella segreta tacita convinzione di essere, in fondo, diversi dagli altri".
Così diciamo tutti.
mercoledì 4 aprile 2012
Lo Spirito nel Guscio
Si lo ammetto ho ceduto anche io.
Dopo anni di riflessioni interiori, di postulati su come sarebbe bello cercare di esprimere il mio pensiero in forma scritta, ho deciso che era giunta l'ora di cimentarmi in questa nuovo tipo di forma di comunicazione globale che da lustro al Web 2.0 così come lo conosciamo noi.
Gia l'idea di un blog per me è difficile da digerire, visto che fondamentalmente sono un timido e anche solo il pensare di poter postare un pensiero anche di poche righe la vedo come una violenza della mia psiche, però diavolo alla fine ho pensato: "cosa faccio su Faccialibro ogni volta che aggiorno il mio stato o pubblico un video???" beh ovvio esprimo un pensiero, un idea, uno stato d'animo, la frequentazione di un determinato luogo con determinate persone. Alla fine è una sorta di Bignami di quello che puo fare un blog, dove sicuramente a fronte di un piccolo impegno di tempo si puo riuscire a tracciare un quadro molto più completo rispetto a FB. Okay allora creiamo un blog. Bene primo stop: dove mi registro? Tumblr, Myspace, ce ne sono a palate di siti che hostano blog, la blogsphere è enorme... Poi siccome sono pigro e l'account Gmail ce l'ho da una vita ho scelto Blogspot. Okay fatto, Hi Francesco Welcome to Blogger. Bene stop numero due: al blog ci devi dare un titolo, eh si ti sembra facile a te .... Un titolo riassiume un libro intero o il contenuto di una canzone ..... Allora una sorta di epifania mi ha colpito. Tempo fa parlando con un amico al telefono ridevamo e scherzavamo di come avessi una propensione innata per tutto quello che possedesse un microprocessore ed un dispositivo di output (si sono un Nerd, che cosa pretendevate, uso Facebook, gioco ai MMORPG, impazzisco per il D&D, ho l'Xbox, vivo in una casa in mezzo a compenenti e schede madri, adesso ho anche un blog....), dicevamo ah si, beh io gli risposi che nella mia modesta conoscenza del mondo della tecnologia ritenevo che ogni circuito, ogni CPU, avesse un anima e che io ero in grado di parlare con quest'anima, di chiederle di funzionare, di sviluppare una sorta di legame tra me e la macchina che mi permetteva di capire qual' era il suo problema e cercare di risolverlo. Una sorta di spirito racchiuso in un guscio di silicio. Lo spirito nel guscio, lo spirito della macchina. L'ovvio richiamo alla fantascienza o al filone Cyberpunk è puramente voluto, sono cresciuto respirando Bradbury e Asimov, e sono maturato leggendo Gibson e Sterling, mescolando il tutto con qualsiasi cosa il cinema o gli anime potevano darmi (Ghost in the Shell e Matrix in primis). Allora ho deciso, se questo blog deve avere un titolo deve essere per forza questo: Lo Spirito nel Guscio.
Okay e anche il titolo è andato.... Il primo post pure.... Direi che abbiamo iniziato bene.
Lunga vita e prosperità.
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